Ba’Ghetto, Milano

Entrare da Ba’Ghetto è un po’ come fare un viaggio in una dimensione parallela. Per i milanesi che non hanno dimestichezza con le regole della cucina ebraica kosher (o kasher, ovvero “appropriato” per l’alimentazione), vedere questi principi applicati ai piatti tradizionali della cucina romanesca può avere un duplice significato di particolarità e novità.

4carbonara

La tradizione della cucina giudaico-romanesca è certamente molto antica, sviluppatasi all’interno della comunità ebraica di Roma e proposta al pubblico in molte osterie del ghetto ebraico. Alcuni ristoranti di via del Portico d’Ottavia hanno raggiunto una discreta popolarità negli ultimi anni; tra questi c’è Ba’Ghetto, che nasce come trattoria romana negli anni Ottanta e apre più recentemente due sedi proprio nel ghetto ebraico (Ba’ Ghetto potrebbe essere tradotto in ebraico con “nel ghetto”).

Recentissima è l’apertura della sede milanese, in via Sardegna, non lontano da Piazza Piemonte e dal Teatro Nazionale; il ristorante, secondo i precetti ebraici, è chiuso in corrispondenza dello Shabbat.

Ci siamo stati per un pranzo della domenica e abbiamo molto apprezzato l’atmosfera familiare e conviviale che vi si respira. Il menù comprende piatti della tradizione culinaria giudaico-romanesca; non sono presenti latticini (in quanto non kasher mescolare carne e latticini nello stesso pasto), carne di suino, crostacei e tutto quanto non previsto dai precetti religiosi ebraici. L’adattamento dei piatti prevede quindi l’uso di carni di manzo e pollo, anche sottoposte ad essiccazione e salatura (ad esempio per sostituire il guanciale in piatti come la pasta alla gricia o all’amatriciana). La carta dei vini contiene anche molte proposte di vini israeliani.

Abbiamo iniziato con gli antipasti “concia di zucchine” e “falafel”; un mix di sapori e profumi anche mediorientali che rimandano alla cucina israeliana.

Tra i primi abbiamo scelto gli “spaghetti alla carbonara” e le “mezze maniche alla gricia”; come già citato, il guanciale è sostituito da carne essiccata e non sono presenti latticini e formaggio; la rielaborazione è molto piacevole e porta a scoprire un gusto quasi nuovo rispetto ai piatti da cui traggono il nome.

3gricia

Molto gustosi i secondi, il “baccalà alla giudia”, in umido e soprattutto “l’abbacchio al forno con patate”; ottima la carne e perfetta la cottura, davvero succulento.

5baccala6abbacchio

Concludiamo con un buon “tiramisu”: l’assenza del mascarpone dà una consistenza più leggera, ma il gusto è delizioso.

Vi consigliamo una visita per un pranzo o una cena conviviale alla scoperta dei sapori tradizionali della cucina giudaico-romanesca.

7tiramisu

Vini: Prosecco Bartenura

Il conto: 55€ /ps

Il Datterino di Artusi – Pastiera napoletana

“Màngiat sta pastiera, e ncopp’ a posta
dimme cumm’era: aspetto ‘na risposta.
Che sarà certamente “Oj mamma mia!
Chest nunn’è nu dolce: è ‘na poesia!”

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La leggenda narra che la sirena Partenope, incantata dalla meraviglia del golfo di Napoli, tra Prosillipo e il Vesuvio, avesse deciso di vivere lì per sempre. In primavera la mitologica creatura emergeva dalle acque per rendere omaggio alla popolazione che abitava il golfo con meravigliosi canti d’amore.

Tanto erano emozionanti le sue note, che la popolazione, colma di gratitudine, incaricò sette fanciulle del villaggio di recarle i doni più preziosi della terra: la farina, simbolo di prosperità; la ricotta, simbolo di abbondanza; le uova, simbolo di vita e rinascita; il grano cotto nel latte, simbolo del lavoro dei campi; l’acqua di fiori d’arancio, simbolo di grazia e di nobiltà; le spezie, per ricordare i popoli del mondo; infine lo zucchero, per esprimere l’indescrivibile dolcezza del canto del mito di Partenope.

La bellissima sirena, compiaciuta del dono, fece ritorno alla sua dimora e con l’aiuto dell’opera degli dei, inebriati dai piacevoli sapori, unì il tutto e nacque la prima pastiera.

Più probabilmente il dolce nacque nei conventi di Napoli intorno al XVI secolo; la storia della pastiera è particolarmente legata a quella del convento di San Gregorio Armeno. Le suore del convento erano abilissime nella preparazione delle pastiere che poi venivano donate alle famiglie aristocratiche durante le festività pasquali.

La pastiera napoletana, che va preparata in anticipo, riconosce oggi molte varianti; nel salernitano è diffuso l’uso del riso al posto del grano e il ripieno può essere più o meno dolce, più o meno ricco di canditi e insaporito con cannella; talvolta si aggiungono gocce di cioccolato. Il grano viene da alcuni parzialmente frullato per una consistenza più cremosa. La frolla è tradizionalmente impastata con lo strutto che garantisce una maggior consistenza e croccantezza dell’involucro, ma potete usare anche il burro per una frolla più tradizionale (in questo caso la pastiera tenderà ad ammorbidirsi e andrà consumata entro 24 ore dalla cottura).

Perché non stupire parenti e amici con un dono speciale? Una pastiera fatta in casa sarà sicuramente un graditissimo regalo per le prossime festività pasquali.

Ingredienti (per 2-3 pastiere) 

per la frolla
750g di farina 00
300 g di strutto
300 g zucchero
1 bustina di vanillina
4 uova
la scorza di un’arancia

per il ripieno
700 g di ricotta
400 g di zucchero
6 uova
500 g di grano cotto
80 ml di acqua di fiori d’arancio
150 g di cedro candito e 50 g di arancia candita
200 ml di latte
30 g di burro
una scorza d’arancia
1 pizzico di cannella 

per guarnire
zucchero a velo 

Procedimento

Iniziate preparando la pasta per l’involucro della pastiera. Impastate velocemente le uova con lo zucchero, la farina, lo strutto, la scorza d’arancia e la vanillina. Avvolgete con una pellicola e lasciate riposare in frigorifero per almeno 30 minuti.

Intanto preparate il ripieno. In un pentolino cuocete il grano con il burro, il latte e una scorza di arancia. Portare ad ebollizione e lasciare sobbollire a fuoco dolce per 10-15 minuti, fino a quando il latte sarà stato assorbito. Rimuovere la scorza d’arancia e lasciate raffreddare.

A parte miscelate le uova con lo zucchero e la cannella, incorporate quindi la ricotta setacciata, l’acqua di fiori d’arancio, i canditi e il grano.

Dividete l’impasto in tre parti e stendetene due fino a uno spessore di 5-6mm e rivestite due “ruoti” da pastiera. Riempite con la farcia fino a qualche millimetro al di sotto del bordo. Stendete la terza parte d’impasto e ricavatene delle listarelle; disponetene 4-5 parallele tra loro e altre 4-5 in diagonale, sempre parallele tra loro, a formare dei rombi.

Cuocete le pastiere in forno caldo ventilato a 160 °C per 80-90 minuti. Lsciate raffreddare. Spolverate di zucchero a velo e servite.

 

 

 

 

 

 

Il Datterino con la Valigia – Israele – Cookies alla tahina

La tahina, è una crema di semi di sesamo dalla consistenza simile a quella del burro di arachidi. È un ingrediente molto presente nella cucina mediorientale come componente di salse e condimenti (il famosissimo hummus) o anche di preparazioni dolci (ad esempio la halva, una mattonella dolce insaporita con mandorle o pistacchi). Una crema dolce composta da tahina e miele spalmata sul pane è parte di una tipica colazione dolce mediorientale.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La tahina, così come l’hummus, ha origini antichissime ed è oggi diffusa in tutta l’area del Mediterraneo orientale, in Grecia, Libano, Israele e Palestina. Più recentemente si è diffuso, a partire da Israele, l’uso della tahina come componente grassa di altre preparazioni dolci.

Vi proponiamo questi ottimi cookies che, grazie alla crema di sesamo, hanno una consistenza davvero particolare e un sapore e un profumo molto delicati. Potete prepararli velocemente a casa; procuratevi della tahina di buona qualità (libanese o israeliana); se, aperto il barattolo, noterete la presenza di una doppia fase (olio nella parte superiore) significa che la preparazione è buona e che non sono stati aggiunti stabilizzanti. Mescolate bene la crema e l’olio nel barattolo e riuniteli in una crema omogenea che potrete utilizzare per questa ricetta.

Il tempo di cottura dei cookies è variabile; toglieteli dal forno quando avranno un bel colore ambrato (richiederanno circa una decina di minuti).

Ingredienti (per circa 20 cookies)

120 g di burro
120 g di zucchero
240 g di farina 00
100 g di tahina
1 cucchiaino di cannella in polvere
2 g di lievito chimico per dolci

Procedimento

Con uno sbattitore o in una planetaria, miscelate il burro e lo zucchero; aggiungete la tahina e la cannella e, alla fine, la farina con il lievito.

Con le mani formate una ventina di piccole sfere del diametro di circa 3cm. Riponetele su una placca da forno rivestita e appiattitele con i rebbi di una forchetta. Infornate in forno ventilato a 180 °C per 10-12 minuti. Togliete dal forno e lasciate raffreddare completamente su una grata.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Il Datterino di Artusi – Risotto alla zucca

Il risotto con la zucca è un tipico piatto della tradizione gastronomica regionale italiana, diffusissimo nella pianura padana. Si tratta di un piatto molto semplice ma estremamente gustoso e dal sapore schietto e genuino; una vera prelibatezza con cui farete sempre un’ottima figura con i vostri ospiti.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Le zucche migliori per il risotto sono quelle gialle a polpa densa e poco fibrosa, come la zucca “cappello da prete”, tipica del mantovano o la “marina di Chioggia”.

La zucca deve essere cotta prima di essere incorporata al riso in cottura e su questo procedimento esistono alcune varianti; si possono lasciar sobbollire i tocchetti di zucca nel brodo e poi incorporarli nel riso, passare i tocchetti in forno per 10-15 minuti o anche pre-cuocere la zucca in microonde. Noi abbiamo preferito iniziare la cottura della zucca in padella e tostare il riso separatamente per evitare una tostatura morbida e sgranata, come può accadere quando si tosta il riso in un composto molto umido.

Per sfumare, e come abbinamento per questo risotto, suggeriamo un vino aromatico e persistente, come ad esempio un Cortese di Gavi o un Traminer aromatico.

Ingredienti (per 6 persone)

400 g di polpa di zucca gialla a tocchetti
400 g di riso carnaroli
1 cipolla bionda 
brodo vegetale
alcune foglie di maggiorana
200 ml di vino bianco
150 g di parmigiano grattugiato
80 g di burro
sale

 

Procedimento

Portate a bollore il brodo vegetale e lasciate sobbollire a fuoco dolce.

Tritate la cipolla. In una padella lasciate appassire la cipolla in olio d’oliva; aggiungete quindi la zucca a tocchetti, due prese di sale e qualche fogliolina di maggiorana fresca. Proseguite la cottura a fuoco dolce per 10-12 minuti (potete aggiungere qualche cucchiaio di brodo se necessario).

Riscaldate a fuoco vivace una casseruola dai bordi alti; versatevi il riso e rimestando continuamente fate tostare fino a quando non sentirete un profumo intenso di cereali. Aggiungete il vino, rimestate velocemente e lasciate evaporare. Incorporate la zucca cotta e tre mestoli abbondanti di brodo vegetale. Proseguite la cottura del riso, aggiungendo il brodo all’occorrenza, per 14 minuti esatti dal momento in cui avrete sfumato con il vino. Non aggiungete brodo negli ultimi due minuti di cottura.

Trascorsi i 14 minuti, togliete la casseruola dal fuoco, incorporate il burro e il parmigiano e mantecate per 3 minuti. Servite su un piatto da portata con alcune foglioline di maggiorana fresca.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Ristorante Berton, Milano 

Nel rinato quartiere di Porta Nuova a Milano, troviamo il ristorante Berton, che porta il nome del suo chef, Andrea Berton. Friulano di nascita, Berton fa parte di quel novero di discepoli di Gualtiero Marchesi che hanno trovato nel tempo una piena identità e affermazione.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La filosofia della sua cucina è molto chiara, avere una profonda conoscenza della materia prima e valorizzarla nella sua totalità senza sprechi e spesso anzi creando stupore. Valorizzare ogni singolo ingrediente, anche quello apparentemente più povero del piatto o che non sembra degno di essere il protagonista, avendo cura di evidenziare quello che è il sapore vero dell’ingrediente; una cucina che nonostante l’alto valore aggiunto, veicola la bontà semplice degli ingredienti.

Location elegante, formale ma confortevole, che strizza l’occhio ad una clientela di professionisti, ad una Milano urbana, borghese e altamente consapevole della sua storia gastronomica.

Il menu prevede due percorsi di degustazione (i famosi “brodi” dello chef e un menu più tradizionale e di più ampio respiro, che decidiamo di provare).

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Iniziamo con degli invitanti amuse-bouche e proseguiamo con gli antipati: “canestrelli e liquirizia”, “cannolicchi di mare con gelatina di latte di tigre e guacamole” e “insalata di gamberetti e mandorla affumicata”.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERAOLYMPUS DIGITAL CAMERA

I canestrelli, simili a delle capesante ma più piccole, sono servite leggermente scottati e accompagnati da una crema di liquirizia, corallo, germogli di liquirizia e limone; la crema di liquirizia è sorprendentemente delicata, il piatto è molto equilibrato e gradevole. I cannolicchi, più sapidi, sono valorizzati dal gusto pungente del latte di tigre bilanciati dal gusto più rotondo della guacamole, combinazione deliziosa. Molto interessante l’insalata di gamberetti, un nuoto sincronizzato di piccoli eleganti crostacei.

Il primo piatto è una ricetta già pluripremiata dello chef: “risotto alla pizzaiola con acqua di mozzarella”; all’assaggio è una suite di sapori, con il tono franco della crema di mozzarella di bufala accompagnato dalla polvere di pomodoro e dallo speziato acuto della polvere di cappero e origano. Il piatto è una sorta di camouflage e il riso quasi un “pretesto” per il veicolo di sapori nettamente mediterranei.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Proseguiamo con i secondi: “anguilla, cavolo rosso marinato, yogurt salato e alloro”, “maialino croccante, composta di pera alla senape, porro arrosto e salsa al caffè” e “fegato di vitello con rape rosse e aceto balsamico”. Buon equilibrio nei piatti e nella loro successione, con una nostra predilezione per il maialino croccante.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAOLYMPUS DIGITAL CAMERAOLYMPUS DIGITAL CAMERA

Passiamo alla parte dolce di questo piacevolissimo percorso culinario: il pre-dessert “caviale, liquirizia e limone”; una simpatica riproduzione della latta di caviale (in realtà liquirizia sferificata) accompagnata dallo shot di vodka/sorbetto al limone.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAOLYMPUS DIGITAL CAMERA

Proseguiamo con “pizza meringa, lampone e fragoline di bosco”, di nuovo inizia il gioco dei ricordi e dell’innovazione; qui va assolutamente riconosciuto il talento dello chef nell’ideazione del piatto e nel bilanciamento dei sapori. In effetti all’assaggio la mente viene riportata al sapore della crosta della pizza e subito giunge il dolce che culmina nella fragolina.

Proseguiamo con “cioccolato, menta e salvia”, una chiusura elegante e fresca di questo percorso vario. Ma non possiamo andarcene senza un fuori menu, il famoso “uovo di yogurt e mango” un finto uovo con un guscio di burro di cacao, albume di yogurt e tuorlo di mousse al mango; una piccola opera d’arte che è anche un ottimo dessert di fine pasto.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Vini: Giulio Ferrari, Riserva del Fondatore 2006 (Chardonnay Trentodoc Metodo Classico)

Liquori: Whisky Yoichi No Age Single Malt Nikka, Marsala Vecchio Samperi.

Il conto: 250 €/ps

DG

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Il Datterino di Artusi – Torta Pasqualina

Tipica ricetta genovese, la torta pasqualina è una specialità tipica del periodo pasquale. Si tratta di una torta salata che profuma di primavera, ripiena di bietole o borragine, uova e formaggio e insaporita con maggiorana fresca.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La sfoglia della torta pasqualina viene fatta stendendo sottilissimi dischi di un impasto semplice di farina, acqua e olio e creando la caratteristica sfogliatura con una pennellata d’olio tra i singoli dischi di pasta. Nelle ricette tradizionali, si tramanda che i dischi di pasta debbano essere esattamente trentatré, come gli anni di Cristo. Le uova sono anche un simbolo della vita che rinasce.

L’uso delle erbette, della prescinseua (una cagliata tipicamente ligure) o della ricotta e di molte uova, lo rendono un piatto ricco, ottimo da condividere in un giorno di festa, per esempio durante il pranzo pasquale o del Lunedì di Pasqua.

La torta è citata già da Ortensio Lando, letterato del XVI secolo, che la chiama “gattafura” (letteralmente “rubata dai gatti”), spiegando che le gatte ne erano ghiotte e la rubavano volentieri, ma la sua esistenza è probabilmente molto più antica.

Vi consigliamo di prepararla il giorno prima e di servirla fredda, magari porzionata per un bel picnic di Pasquetta (se non piove!).

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

Ingredienti

per la sfoglia
300 g di farina “00” a media forza
8 cucchiai d’olio extravergine di oliva
160 g di acqua
olio per ungere le sfoglie

per il ripieno
1 kg di bietole lessate
300 g di ricotta vaccina (o se l’avete, prescinseua)
120 g di parmigiano reggiano
8 uova
1 cipolla
1 scalogno
3 spicchi d’aglio
1 ciuffo di prezzemolo
una manciata di foglioline di maggiorana
sale, pepe bianco qb

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Procedimento

Iniziate con la preparazione dell’impasto per la sfoglia. Con la farina a fontana, unite l’olio e l’acqua e impastante fino ad ottenere un panetto sodo ed elastico (potete utilizzare il gancio impastatore di una planetaria a bassa velocità). Coprite con una pellicola e lasciate riposare a temperatura ambiente per 20-30 minuti, in modo da lasciare sviluppare bene la maglia glutinica della pasta.

Fate un trito di cipolla e scalogno e lasciate dorare in padella con olio d’oliva. Fate un battuto di aglio e prezzemolo.

Miscelate ora gli ingredienti del ripieno: le bietole lessate, tre uova intere, la ricotta, il parmigiano, la maggiorana, la cipolla imbiondita, il trito di prezzemolo e aglio e le foglioline di maggiorana. Salate con 4-5 prese di sale e aggiungete una spolverata di pepe bianco. Tenete da parte.

Riprendete ora il panetto di impasto. Dividetelo in 6 parti uguali. Ungete una teglia da forno a bordi alti (meglio se con anello rimovibile) con olio vegetale spray o imburratela.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAStendete il primo panetto in un disco sottilissimo di diametro maggiore rispetto a quello della teglia di almeno 10cm. Rivestite la teglia con il disco di pasta. Spennellate tutto il disco con olio d’oliva. Stendete ora il secondo e il terzo disco e ripetete il procedimento. Stendete ora il quarto disco, riponetelo sugli altri e non ungetelo. Aggiungete quindi il ripieno. Con un cucchiaio (o, se avete da parte un uovo sodo), create cinque fossette nel ripieno; in ognuna di queste, versate un uovo intero, facendo attenzione a non romperne il tuorlo. Un pizzico di sale e pepe su ogni uovo. Con gli altri due panetti create altri due dischi, più piccoli (di diametro appena maggiore rispetto a quello della teglia); riponete il primo a ricoprire il ripieno; pennellate d’olio. Aggiungete quindi il secondo e ultimo disco. Sigillate i bordi con le dita e ripiegate dall’esterno all’interno l’eccesso di pasta dei dischi sovrapposti, in modo da creare una festonatura al bordo della torta. Spennellate d’olio.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAOLYMPUS DIGITAL CAMERA

Infornate in forno ventilato a 160 °C per 60-70 minuti. Spegnete quindi il forno e lasciate all’interno per almeno 20 minuti prima di aprirlo. Lasciate quindi raffreddare a temperatura ambiente. La torta si può conservare in frigorifero per 2-3 giorni.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La Dispensa del Datterino, Hummus

L’hummus è una tipica ricetta mediorientale; una crema fredda a base di ceci che viene proposta come mezè (antipasto) o salsa di contorno. Diffuso in tutta l’area del Mediterraneo orientale, è una ricetta molto versatile, si presta ad accompagnare carni arrostite, falafel ed anche alcuni formaggi, spesso con il tipico pane arabo, la pita.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Molto discussa è l’origine di questa deliziosa ricetta. In genere si sostiene che siano stati gli arabi del Levante o dell’Egitto a fare per primi l’hummus, anche se la questione è molto discussa. La maggior parte degli ingredienti esiste da secoli: l’uso gastronomico dei ceci risale a più di diecimila anni fa in Turchia ed è, secondo Anissa Helou, autore libanese-siriano di numerosi libri di cucina del Medio Oriente, “una delle prime leggende mai coltivate”. E la tahina o tahini, la pasta di sesamo che è vitale per l’hummus b’tahini, è menzionata nei libri di cucina araba del XIII secolo. Ma definire chi ha dato origine alla la combinazione di ingredienti che costituiscono il piatto popolare è molto più difficile.

Una teoria attribuita allo scrittore israeliano Meir Shalev, afferma che l’hummus fu menzionato per la prima volta nel vecchio testamento, nel libro di Ruth. Quando Boaz incontrò Ruth a Gerusalemme, “e all’ora del pasto le disse: ‘Vieni, prendi del pane e immergi il tuo boccone nel chometz (חומץ)”. La parola chometz (aceto, in ebraico moderno) è molto simile alla parola chumus (חומוס) che si riferisce sia ai ceci che alla crema di ceci. Secondo Meir Shalev lecito pensare che l’intingolo offerto a Ruth non fosse dell’agre aceto…

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Le leggendarie “guerre di Hummus” sono iniziate nel 2008 quando il Libano ha accusato Israele di utilizzare ciò che ritenevano dovesse essere la nazionalità, la pubblicità e il denaro del Libano. Il presidente dell’Associazione degli industriali libanesi, arrabbiato per il fatto che l’hummus fosse conosciuto e commercializzato attraverso l’Occidente come piatto israeliano, ha citato Israele per violazione delle leggi sul copyright degli alimenti. Il governo libanese ha chiesto all’UE di riconoscere l’hummus come libanese. Entrambi gli sforzi si sono dimostrati inefficaci.

Tuttavia, un’altra teoria popolare dice che l’hummus non è né biblico né libanese né siriano, ma egiziano. I libri di cucina del Cairo del XIII secolo descrivono un piatto fatto di ceci freddi, aceto, limone in salamoia, erbe e spezie.

I contrasti sul tema non si placano. Anche se ormai si mette da parte l’origine per discutere sul chi lo faccia meglio. Infatti, soprattutto gli israeliani non si stancano di litigare su quale sia l’hummusia migliore. Si tratta di locali specializzati quasi esclusivamente nell’esecuzione dell’hummus. Molto popolare è l’hummusia Abu Shukri a Gerusalemme, la Abu Hassan a Jaffa (area urbana di Tel Aviv) e la Said’s di Akko.

Vi proponiamo la nostra ricetta, che potete gustare con carni arrostite o falafel e pane arabo.

Ingredienti 

400 g di ceci lessati
150 g di acqua di cottura dei ceci
180 g di tahina
40 g di succo di limone
20 g di olio di oliva
10 g di sale
1 spicchio di aglio 

per guarnire
10 g di semi di sesamo tostati
olio extravergine di oliva 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Procedimento

Con un frullatore ad immersione, frullate i ceci con la loro acqua, il succo di limone, l’aglio, il sale e l’olio, fino a quando otterrete una crema omogenea, densa e spumosa. Miscelate il composto alla tahina molto energicamente con un cucchiaio, ottenendo così una crema più chiara e densa.

Condite con olio di oliva e, a piacere, semi di sesamo tostati.

 

Osteria Brunello, Milano

Sarà forse il termine “osteria” a trarvi in inganno, ma è certo che non stiamo parlando del solito locale demodé con i gagliardetti alle pareti.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

L’Osteria Brunello è un luogo elegante e che ha stile, e si propone quale luogo di incontro di una tradizione culinaria schietta e sincera, “da osteria” e il cliente esigente di città. Il locale si trova in corso Garibaldi, appena fuori da quella suite di locali turistici (e caratteristici) che è il quadrilatero di Brera.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Ci siamo stati un sabato sera, per una cena veloce e l’esperienza è stata molto positiva.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Iniziamo con gli antipasti: “uovo cotto a bassa temperatura” e “fiocco di culatello di Podere Cadassa”; l’uovo pochè cotto alla perfezione è servito su una base di patata mantecata al burro, nocciola, spinaci e spuma di zola, è un’armonia di sapori gradevolissima; il fiocco di culatello viene servito con trancetti di focaccia bianca e panna cotta di latte di bufala.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Proseguiamo con la portata principale: “tagliatelle fresche con ragù alla bolognese e Salva Cremasco” e “petto d’anatra arrosto in crosta di pain brioché al pepe nero, radicchio tardivo composta di arance, caviale di balsamico”; buona la pasta all’uovo, ed il ragù davvero molto gustoso, il tutto accampagnato da una spolverata stuzzichevole di salva cremasco. Ottima la cottura del petto d’anatra e molto interessante la costruzione dei sapori, il contrasto tra l’amaro del radicchio e il dolce della composta di arance, a sua volta di nuovo bilanciato dall’agrodolce del caviale sferificato al balsamico, rende l’assaggio un’esplosione di gusti per il palato.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Concludiamo con i dolci: “crema bruciata al frutto della passione e cioccolato bianco” e “il cannolo siciliano”; deliziosa la crema bruciata, una versione “leggera” di crème brûlée; sobria ed elegante anche la rivisitazione del cannolo siciliano.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Vi consigliamo il locale per una cena dai sapori sinceri un po’ fuori dai soliti cliché dell’osteria milanese.

 

Vini: Prosecco di Valdobbiadene

Il conto: 55€ /ps

La Dispensa del Datterino – Lemon curd

Il lemon curd (dall’inglese “cagliata di limone”) è una crema spalmabile dalla consistenza vellutata e molto saporita, ideale per toast, pain brioche, muffin inglesi o scones. Viene tipicamente servita all’afternoon tea e la sua prima ricetta codificata la si ritrova nel “The Lady’s Own Cookery Book” di Lady Charlotte Campbell Bury nel 1844, ma nei ricettari britannici si ritrovano versioni più semplici note semplicemente come “crema al limone” anche in precedenza.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Il lemon curd è una crema piuttosto ricca che contiene uova e burro, motivo per cui non la si può considerare una marmellata di limone e i suoi tempi di conservazione sono piuttosto brevi, se ne producono quindi in genere piccole quantità.

La preparazione ha il vantaggio di essere piuttosto semplice e il risultato sempre molto gradevole a patto che utilizziate ingredienti di prima qualità (uova freschissime e limoni bio non trattati).

Nei ricettari d’oltremanica il lemon curd viene utilizzato come insaporitore, farcitura in torte e pasticcini, frolle e semifreddi; noi vi suggeriamo di apprezzarlo in purezza su una fetta di pane tostato, pain brioche o su uno scone, insieme ad un afternoon tea blend, ovviamente.

Ingredienti (per una colazione/merenda per 4-6 persone)
80 g di burro
2 uova 
150g di zucchero
la scorza lavata e grattugiata di due limoni
il succo filtrato di due limoni
1 cucchiaio di maizena (o fecola di patate)

Scaldate un tegame a bagnomaria con il burro e lo zucchero e lasciate fondere lentamente. Intanto a parte frullate in una ciotolina il succo di limone con la maizena. In un altro contenitore sbattete le uova.

Quando lo zucchero sarà fuso nel burro (non deve soffriggere né imbrunire), aggiungete le uova e continuate a mescolare amalgamando il tutto; aggiungete quindi la scorza di limone grattugiata e il succo di limone con la maizena.

Continuate la cottura a bagnomaria fino a quando avrete ottenuto un composto denso e che “scrive” con il cucchiaio. Togliete quindi dal fuoco e lasciate raffreddare.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Il curd andrebbe consumato a temperatura ambiente, non freddo. Se volete conservarne una piccola parte, riempite un vasetto di vetro a chiusura ermetica e sterilizzate a vapore o in acqua bollente per 10 minuti. Consigliamo di non consumare oltre una settimana dalla preparazione.

Fate tostare i vostri muffin inglesi o una spessa fetta di pain brioche e servite con un buon the caldo.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA
OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Il Datterino di Artusi – Polpo in purea di fave

Un piatto della tradizione pugliese che lega la terra al mare; le fave abbondano nella zona di Carpino, nel foggiano e i piatti della tradizione contadina pugliese e salentina lo hanno consacrato quale ingrediente versatile e dalle ricchissime proprietà nutrizionali. La purea di fave, in particolare, normalmente associata alla cicoria nella gastronomia pugliese, è una preparazione che si presta ad esaltare sia piatti vegetali che di carne o pesce ed è ottima anche come contorno.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Ingredienti (per 6-8 persone)

per la purea di fave
500 g di fave secche (e la loro acqua di ammollo)
2 scalogni
1 costa di sedano
80 mL di olio extravergine di oliva (e un po’ per il soffritto)
sale qb

per la cottura del polpo
1,5 kg di polpi già puliti
1 limone

per guarnire
40 g di crostini di segale o pan grattato
la scorza di mezzo limone
1 ciuffo di prezzemolo
2 spicchi d’aglio
un pizzico di sale
capperi

Procedimento

La sera precedente mettete in ammollo le fave in una ciotola capiente, lasciando che l’acqua le ricopra per almeno un paio di centimetri.

Cuocete il polpo. In una pentola capiente, portate a bollore l’acqua con il limone diviso in quattro quarti. Ad ebollizione, immergete quindi i polpi e coprite la pentola. Lasciateli lessare a fuoco dolce per circa 30 minuti, spegnete quindi il fuoco e lasciate ammollo per altri 20 minuti a fuoco spento.

In un mixer tritate i crostini di segale, la scorza di limone, il ciuffo di prezzemolo e i due spicchi d’aglio fino ad ottenere un trito fino ed omogeneo. Riponete in forno caldo spento a 150 °C per 15 minuti.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Preparate la purea di fave. Fate un trito con lo scalogno e il sedano e lasciate appassire a fuoco dolce con un filo di olio di oliva. Intanto portate ad ebollizione l’acqua di ammollo delle fave. Unite al soffritto le fave ammollate e lasciate insaporire per qualche minuto. Aggiungete una presa di sale e tutta l’acqua d’ammollo. Lasciate cuocere per circa 30 minuti. Togliete dal fuoco la crema di fave e frullatela con un frullatore ad immersione; ottenuta una consistenza vellutata, aggiungete a filo l’olio d’oliva e montate per 4-5 minuti. Aggiustate di sale.

OLYMPUS DIGITAL CAMERADal polpo ricavate i tentacoli e passateli rapidamente su una griglia rovente con un filo d’olio.

Componete ora il piatto. Create una base con la purea di fave e disponetevi al centro i tentatoli del polpo. Guarnite con una spolverata di pane grattugiato insaporito e capperi.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAOLYMPUS DIGITAL CAMERA