Piazza Duomo, Alba (CN)

Nel cuore delle Langhe si trova il regno dello chef Enrico Crippa, piemontese di adozione, che ha saputo reinventare e valorizzare la cucina tradizionale piemontese e langarola, e altrettanto sapientemente introdurre sapori diversi e lontani, fusioni e reminescenze della natìa Lombardia e della cucina francese e asiatica.

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Le materie prime che ne fanno parte sono anche le colture provenienti dal suo orto con coltivazione biologica e con metodo biodinamico e diventano veri e propri protagonisti nei suoi piatti con ruoli niente affatto secondari.

Il ristorante è situato nel pieno centro di Alba nella piazza del Duomo, a due passi dalle sale espositive della annuale fiera internazionale del tartufo. Piccole sale dai freschi colori pastello che aprono la vista sulla piazza antistante attraverso ampie vetrate.

A scelta dei commensali sono quattro percorsi degustazione, uno più classico che ci parla della cucina tradizionale langarola, gli altri più evocativi e che ci parlano della storia dello chef.

L’imponente carta dei vini arricchisce molto bene le proposte della cucina ed è in qualche modo anche la giusta misura di quanto il territorio delle Langhe e del Piemonte in generale debbano al vino.

Noi abbiamo optato per il menu “La Degustazione” di otto portate.

Iniziamo con un amuse bouche offerta dalla cucina: crème caramel salato con riduzione di miso, finte olive (tartare di vitello e tartare di scampi), crema di foie gras, mais croccante, spuma di gingerino recoaro accompagnato da un biscotto alle arachidi, cialde di ceci e grano saraceno.

Proseguiamo con “L’Inizio…”, che rappresenta appunto l’incipit del percorso di degustazione: sorbetto di scarola con insalata, sfera di merluzzo con salsa verde e acciuga e battuto di peperone giallo, spuma di ricotta con olio al peperone, rapanello con shiso rosso, radicchio arrotolato, zucca in agrodolce con nocciole salate, funghetti all’olio, zucchina gialla salsa bernese e cialda di patata, cavolo cinese, insalata di sedano, tuma e noci.

Il piatto in realtà è composto da una serie di assaggi; si vuole riprendere la tradizione dei pranzi piemontesi dove nell’antipasto vengono portate in tavola varie pietanze, quasi da riempire l’intero tavolo.

Insalata 21… 31… 41… 51… piatto firma dello chef: un ensemble progressivo di elementi vegetali; si inizia con foglie in purezza e si prosegue con un leggero condimento che chiude in sapidità. Il piatto è concluso da una scorza di mandarino in un sorso di brodo dashi.

Azzurro; sgombro cotto alla plancia serivito con fagiolini e riduzione di sgombro e acciughe, seguito da un crudo di sgombro e gelatina, cetriolino marinato e grano saraceno soffiato con salsa bernese e riduzione allo yuzu, cetriolino cuca.

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Merluzzo e Zenzero, cotto a bassa temperatura coperto da una sfoglia di cipolla e zafferano e accompagnato da una crema allo zenzero. Dalla memoria il ricordo di una vecchia Milano, quella del raviolo aperto e del riso oro e zafferano.

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Pizzaiola. Carpaccio di fassona su burrata con salsa di carne, pomodoro e origano; pane croccante e olive e brodo di carne da bere e bignè al parmigiano.

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Risotto al limone bruciato, cotto alla parmigiana servito con polpa di limone fresco e polvere del limone bruciato e basilico thailandese.

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Agnello e camomilla. Agnello cotto arrosto accompagnato da una base di crema di formaggio di capra, riduzione di camomilla e il verde dell’orto.

Galuperia: in piemontese “goloseria”; grissino croccante imbevuto nella vaniglia, cioccolato e pistacchio accompaganto con ciliegie confit e sorbetto di acacia e pasta di pistacchio.

Piccola pasticceria; tra le prelibatezze la torta di nocciole, il sandwich di zuppa inglese e il latte+ (latte, vaniglia e grappa di moscato).

Il servizio è stato inappuntabile, impreziosito da piccole attenzioni e da un simpatico cadeau alla nostra partenza.

I vini: Chateau Musar Bianco 2005.

DG

La Madernassa, Guarene (CN)

Circondarsi di una natura rigogliosa tra meravigliose colline e alberi da frutto e partire per un viaggio lontano, portando con sé tecniche rigorose impreziosite dai fiori e dalle erbe dei prati di casa e insieme scoprire così un’evoluzione che ci è presentata in tutto il suo mutamento: un contenitore di storie familiari, fanciullesche scoperte, mature contaminazioni e fini elaborazioni del territorio.

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“Non cesseremo di esplorare, e la fine di tutto il nostro peregrinare sarà l’arrivare al nostro principio e conoscere quel luogo per la prima volta”.

T. S. Eliot, Quattro Quartetti


Così lo chef Michelangelo Mammoliti ci racconta la sua cucina attraverso un’eleganza marchesiana, che sorprende in un contesto bucolico e anti-urbano e che proprio per questo richiama ad un approccio sincero e contemplativo. La sua filosofia è il risultato di esperienze con maestri come Ducasse e Alléno e una piccola rivoluzione copernicana legata alla conoscenza e collaborazione con Stefano Baiocco.

La Madernassa è un piccolo paradiso appena fuori dal centro abitato di Guarene; il nome deriva da quello della pera madernassa, variante di martin sec, tipica coltivazione della zona di Guarene e Vezza d’Alba, nota almeno dalla fine dell’ottocento. Il ristorante è parte di una struttura che comprende anche due alberghi, casa Lora e casa Roero e si affaccia con una terrazza panoramica sullo splendido panorama delle colline del Roero.

Diversi percorsi degustazione, dalla tradizione alla rielaborazione più vitale; scegliamo il menù “Metamorfosi”; dieci portate che parlano di innovazione e creatività.

Iniziamo con una variazione di canapè, un biglietto da visita con tratti sobri ma sofisticati ed eleganti.

Fiore di hemerocallis laccato al miele e parmigiano reggiano 48 mesi

Tuille al nero di seppia con mousse di tonno

Foglia croccante di castagno con pastinaca e cacio e pepe

Airbag di farinata

Tubo di pasta croccante al brie con besciamella al guanciale

Patate e scamorza con maionese di sesamo e crema alla carbonara

Tartare di sgombro e spuma al cetriolo bianco. Un’introduzione mediterranea, fresca ed equilibrata.

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Elastic: fine velo di calamaro, gambero rosa del mediterraneo, perle di ponzu gelée, crema di riso al nero, emulsione di mare e vongole. Un gioco pop di consistenze e colori.

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Omaggio a Kandinsky: alici marinate agli agrumi, piment d’Espelette, bagnetto verde, rosso e giallo accompaganto da una spuma di pane fermentato. La nota estiva e piccante di un saporito cocktail di mare.

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Proseguiamo con un ensemble dal forte sentore di mare: Iodio; gambero con rabarbaro confit al macis e ibisco, polpa di riccio di mare, plancton e infuso ai frutti rossi. Il gusto acidulo del rabarbaro che sprigiona tutta la sapidità del riccio di mare.

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Infiore: zucchina arrostita, fiore di zucchina con all’interno una tartare di zucchine, crema di latticello e dragoncello accompagnata da un fiore di zucchina con tartare di gambero, gaspacho di frutta e verdura, olio alla rucola; frittelle di fiori di zucchina. Diverse consistenze e cotture della zucchina; un piatto che è insieme innovazione e comfort food.

BBQ: spaghetto di Gragnano cotto in estrazione di prosciutto crudo di Cuneo, burro affumicato, crumble di prosciutto crudo e polvere di pane bruciato. Un ricordo di carbonara in uno stile asciutto e sincero.

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Cocco spiaggiato: riso cotto all interno del cocco, clorofilla di coriandolo, percebes. Un vero piatto fusion, che contamina elementi asiatici ad una preparazione dal sapore insieme erboso e marino.

Re dei fiumi: filetto di trota fario, lumachine di mare, caviale di trota e latticello con salsa di bieta, borragine, levistico, anice stellato accompagnato da trota affumicata e un cuscinetto di patata, panna acida e caviale di trota.

Animelle con bacche di sambuco, fragole acerbe e more. Un ingrediente povero declinato in una versione dal sapore mitteleuropeo che associa carni grasse ai sapori del bosco.

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L’essenziale per essere felici: ricostruzione di pane e nutella, biscuit al cioccolato profumato alla fava di tonca, sciroppo d’acero, croccante agli arachidi con pralinato alle nocciole e spuma di pane fermentato. Un golosissimo dolce da mangiare con le mani!

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Ricostruzione del mango: croccante al mango con un coulant di banana e frutto della passione accompagnato con fiore di hemerocallis farcito di coriandolo, banana e frutto della passione; sorbetto al mango e crema di riso e cocco. Una efficace conclusione di questo menù che colpisce per la delicatezza dei gusti e la varietà di ingredienti non scontati.

Cardasplash: caffè aromatizzato al cardamomo (il fumo all’olio di argan rappresenta il narghilè) accompagnato da un raviolo idrosolubile con all’interno un pralinato alle nocciole.

Concludiamo con le attenzioni di una selezione da the parigino. Vere sfiziosità di pasticceria.

Dello chef Mammoliti abbiamo assaggiato probabilmente l’anima più creativa e viaggiatrice che associa alla freschezza dell’orto di casa tecniche pop e idee fusion, all’interno di schemi gastronomici quasi aristocratici.

Vini: VSQ Bianco Erpacrife.

Il conto: 140 € / ps

Enoclub, Alba (CN)

Tra Asti e Cuneo, in un paesaggio ricco di vigneti, noccioli e betulle, nel suo più tipico apparire autunnale fatto di colline immerse nella nebbia, si trova uno dei terroir più fecondi d’Italia, la regione delle Langhe. Se i signori di questo piccolo regno del gusto sono i tanti vini, le nocciole ed i tipici formaggi e salumi, il tartufo bianco ne è certamente il principe.

enoclub

La raccolta di questo magnifico prodotto spontaneo della terra avviene principalmente tra ottobre e novembre ed in questi mesi la città di Alba si trasforma in un vero e proprio mercato internazionale del tartufo.

La passeggiata che conduce attraverso le vie del centro, gremite di avventori e turisti provenienti da molte parti del mondo, da piazza Duomo e attraverso via Vittorio Emanuele, conduce in piazza Michele Ferrero (ex piazza Savona), ove si trova il ristorante Enoclub.

Il locale consta di una moderna sala contemporanea (il Caffè Umberto Bistrot) che si apre sui portici della piazza e, al piano interrato, di una pittoresca sala frutto del recupero di una vecchia cantina, l’Enoclub Ristorante. L’ambiente è curato ed elegante, suggestivo per la qualità del recupero architettonico, dell’arredo e dell’illuminazione.

Il menu, ristretto e molto ricercato, propone ingredienti tipici del Piemonte, ma con un piglio innovativo e deciso; nel periodo della fiera del tartufo propone anche una selezione di piatti che sono tradizionalmente associati a questo magnifico ingrediente. Il nostro pranzo inizia con un’amuse bouche di “cialda croccante e polpo su crema di topinambur”, dal gusto pregevolmente delicato e con un primo forte richiamo al territorio.

Ci lasciamo quindi tentare dai piatti al tartufo con “uovo bio poché con fonduta e tartufo bianco” e “tajarin 30 tuorli al burro d’alpeggio con tartufo bianco”, abbinamenti tipici che esaltano l’intenso profumo e il gusto delicato; ottima la fonduta al castelmagno.

Proseguiamo con “spalla di manzo brasata, porcini e spinaci”, “guancia di maiale, purè di sedano rapa e castagne e funghi pioppini” e la “lingua di bue croccante, salsa rossa e bagnèt verde, senape e salsa cren”. Le carni proposte, a tipica cottura lunga, risultavano morbide e saporite. Particolarmente pregevole la lingua di bue con riduzione al vino rosso con le tipiche salse al prezzemolo (bagnèt verde) e rafano (cren).

Una piccola selezione di dessert, prevalentemente al cucchiaio. Abbiamo provato il “cremoso cioccolato fondente, cachi, meringa e crumble di castagne”, la “torta di nocciola, zabaione al marsala, gelato alla nocciola” e “cremoso cioccolato bianco bruciato, noci, pan brioche al finocchietto, gelato ai fichi”. Consigliamo particolarmente la torta di nocciola, profumato e delicato fine pasto, ottimamente accompagnato con un vino liquoroso.

Il servizio è stato discreto, puntuale e molto efficiente, la mise en place minimale ed elegante.

Il posto è altamente consigliato, in particolare per un pranzo o una cena di coppia o un’occasione più formale.

Vini: Merlot, “Bellotti, Semplicemente Vino Rosa”

Il conto: 270 € (3 persone)