GAM Bistrot Coreano, Milano

bulgoghi bibimbap

Se pensiamo alle differenze tra cucine europee, come quella francese, italiana, tedesca, pur in un continente piccolo e che da sempre ha avuto notevoli scambi culturali al suo interno, non ci si può meravigliare delle grandi differenze che esistono tra le molte cucine asiatiche.

Sempre più popolari nelle grandi città, i ristoranti asiatici o fusion sono dei luoghi dove si possono trovare concentrati i profumi e i sapori dell’oriente in una versione “all’occidentale” che quasi mai urta la sensibilità del nostro gusto. Alcune tradizioni culinarie del grande continente sono rimaste generalmente un po’ al di fuori di queste proposte eclettiche, ma da qualche tempo stanno emergendo e sono apprezzate anche da noi.

La cucina coreana, ad un primo impatto molto asiatica, si rivela nella sua essenza molto mediterranea; l’uso del pomodoro e del peperoncino, della carne di manzo e maiale sempre associata ad elementi vegetali, la cottura al barbecue, la conservazione di verdure fermentate etc. avvicinano molto la cucina italiana a quella del paese del calmo mattino.

Non è la prima volta che siamo venuti a contatto con i sapori di Corea; tra le varie proposte quella di “GAM Bistrot Coreano” ci è sembrata di buon livello. Il locale, recentemente ristrutturato con un concept minimale e moderno da bistrot urbano, si trova nella zona molto vivace di Corso Como a Milano.

Il menu propone piatti tradizionali come il bibimbap (un piatto unico di riso verdure e carne), il kimbap (un rotolo di alga con carne e verdure), il kimchi (il tipico cavolo fermentato piccante) e il galbi (carne marinata alla griglia).

Il pasto coreano non prevede una netta separazione tra primi e secondi piatti; si tratta sempre di piatti unici più o meno elaborati, tra i quali abbiamo scelto il “kimchi jeon”, una frittatina di kimchi, uova e cipollotti bianchi e “bulgoghi kimbap”, rotolo di alga con riso, manzo marinato e verdure.

Abbiamo provato anche il kimchi di cavolo al naturale, uguale a quello che si può trovare in ogni ristorante di Seul. I piatti erano ben eseguiti, piuttosto fedeli alla tradizione; i sapori dell’olio di sesamo, salsa di soia e del piccante risultavano ben equilibrati ma sempre ben distinti.

Proseguiamo con il “bulgoghi bibimbap” con manzo marinato, verdure, riso, gochujang (salsa piccante di soia fermentata, polvere di riso e peperoncino) e salsa di soia. Il piatto è un paradigma di una cucina che ama molto contaminare e raggruppare sapori diversi; va mangiato rigorosamente con il cucchiaio, la cui presenza sul tavolo non rappresenta una gentile concessione alla tradizione occidentale, e va mescolato energicamente. Le bacchette coreane (che sono quasi sempre in metallo, a differenza di quelle cinesi), non vengono praticamente mai usate per il riso.

Tra le bevande proposte ve ne sono due tipicamente coreane, il soju, un distillato di riso e orzo e il makkoli, una bevanda di riso fermentato a basso tenore alcolico.

I dolci, dei quali abbiamo assaggiato il “tiramisu al the matcha” e la “pannacotta allo zenzero” sono risultati molto gradevoli a fine pasto, pur avvicinandosi più ad una proposta nostrana che asiatica.

Il locale è consigliato per un pranzo informale.

Vini: nessun vino; una bottiglia di makkoli.

Il conto: 61€ (2 persone).

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